La giostra degli addii è rivoluzione (pacifica) per il futuro e la cultura della moda

Gucci by Alessandro Michele fall 2020

“Quando sono per sempre, gli addii dovrebbero essere rapidi”. Scrive Lord Byron. E pare che la dipartita professionale di Alessandro Michele da Gucci sia proprio nell’ottica di un saluto definito. E molti degli addetti ai lavori ne sono rimasti sconvolti. Altri meno, visto che è da tempo, infatti, che le maison sostituiscono gli attuali direttori creativi con il ritmo di una canzone dei Rolling Stones. Eppure Michele liberava la sua storia personale, la creatività che negli anni hanno fortificato tra collezionismo, arte e viaggi - il culto del bello e della cultura, insomma - presso la casa di moda toscana già da ben 20 anni. Inizia infatti nel 2002, dopo un periodo chez Fendi. Dalla capitale politica a quella rinascimentale. Solo nel 2015 viene appuntato artisti director, andando a coprire la posizione di Frida Giannini. Piacendo - probabilmente agli stessi che si sono allarmati del suo addio - subito per l’impronta alternativa che ha rivoluzionato i parametri estetici di Gucci. Facendosi detestare perché ha fatto la rivoluzione. E i cambiamenti, si sa, dividono nettamente. Inoltre, dare un taglio drastico al passato non sempre è gesto compreso.

"When they're forever, goodbyes should be quick”. Lord Byron writes. And it seems that the professional departure of Alessandro Michele from Gucci is precisely in the perspective of a definite greeting. And many insiders were shocked. Others less, given that the fashion houses have been replacing the current creative directors for some time with the rhythm of a Rolling Stones song. Yet Michele released his personal story, the creativity that over the years they have fortified between collecting, art and travel - the cult of beauty and culture, in short - at the Tuscan fashion house for 20 years already. In fact, he begins in 2002, after a period chez Fendi. From political capital to the Renaissance one. Only in 2015 was appointed artist director, going to cover the position of Frida Giannini. Liked - probably by the same ones who were alarmed by his farewell - immediately for the alternative imprint that has revolutionized the aesthetic parameters of Gucci. Making himself hated because he made the revolution. And changes, as we know, clearly divide. Furthermore, giving a drastic cut to the past is not always an understood gesture.

Backstage, Gucci by Alessandro Michele

Sarà per questo che gli addii sono difficili da affrontare? In amore, nella vita. Forse di più, rispetto al lavoro (che per molti è linfa vitale, comunque). Il saluto alla vita è il più straziante. E allora ci si chiede come rendere concreta quella nuvola astratta di melanconia, ovvero in che modo riprendersi quella persona od oggetto che si è abbandonato. È perché il futuro spaventa? Nel caso Alessandro Michele vs. Gucci (pare in ogni caso una separazione consensuale), l’azienda, che durante la permanenza del designer romano ha visto negli anni incrementare esponenzialmente gli utili, il successore non è ancora stato nominato. Infatti è stato prontamente comunicato che al momento sarà l’ufficio stile a imbastire la prossima collezione. Spaesamento? Sì. Lo stesso provato qualche giorno prima con l’addio definitivo, non si sa se veloce, quello di Raf Simons alla sua creatura, il suo eponimo brand. Attualmente, quindi, lo stilista belga ricopre esclusivamente il ruolo di co-direttore creativo di Prada.

Could this be why goodbyes are hard to face up? In love, in life. Perhaps more than work (which for many is lifeblood, anyway). The farewell to life is the most heartbreaking. And then one wonders how to make that abstract cloud of melancholy concrete, or how to recover that person or object that has been abandoned. Is it because the future scares? In the case Alessandro Michele vs. Gucci (it seems in any case a consensual separation), the company, which during the stay of the roman designer has seen an exponential increase in profits over the years, the successor has not yet been named. In fact, it was promptly communicated that at the moment the style office will be the one to create the next collection. Disorientation? Yes. The same one experienced a few days earlier with Raf Simons' definitive farewell, we don't know if quickly, to his creature, his eponymous brand. Currently, therefore, the Belgian designer exclusively covers the role of co-creative director of Prada.

Raf Simons fall-winter 2019

E così, ci si lascia, saluta, per poi non ritrovarsi più. Se non in un’altra vita, se non si sopravvive a distanza di decenni, per voler ricominciare, magare in una nuova veste o con un’altra rivoluzione. E nella moda, ma ancora più importante nella vita in sé, quella del quotidiano nella quale, comunque, il vestirsi è parte imprescindibile anche per i cosiddetti trasandati anzi, forse molto di più per loro, tutto è possibile. Mutare fa bene anche se in certe occasioni è un azione sofferta. Perché si tratta di un cambio di visioni, di sguardi. E se non è questa cultura, allora cosa?

And so, he breaks up, says goodbye, and then never finds each other again. If not in another life, if you don't survive decades later, to want to start over, maybe in a new guise or with another revolution. And in fashion, but even more important in life itself, that of everyday life in which, in any case, dressing is an essential part even for the so-called scruffy indeed, perhaps much more for them, everything is possible. Changing is good even if on certain occasions it is a painful action. Because it is a matter of a change of visions, of looks. And if it's not this culture, then what?