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  • Giuliana Schiavone

L’arte come spazio di ricerca sociale su memoria e identità in una collettiva a Genova

Confini, migrazioni, diritti umani. Cartografie di passaggi, materializzazioni del prima e del dopo, di transiti verso nuovi spazi in divenire. Sono molteplici i temi che si intersecano alla dimensione del confine come limite materiale e simbolico, cum-finis tra realtà diverse, ambito dell’impermanenza e dell’osmosi culturale.

La mostra collettiva Io sono confine/I am border curata a Genova dal collettivo Pierre Dupont  (Giulia De Giorgi, Michela Murialdo, Roberta Perego) con Anna Daneri, e nata da un progetto di ricerca di Antonino Milotta, artista visivo e ricercatore, intende sviluppare un’indagine su metodologie e pratiche artistiche volte abbattere confini e pregiudizi che accompagnano i fenomeni migratori.


Borders, migration, human rights. Cartographies of passages, materializations of the before and the after, of transits to new spaces to come. There are many themes intersecting with the dimension of the border as a material and symbolic limit, cum-finis between different realities, within the dimension of impermanence and cultural osmosis.

The collective exhibition Io sono confine/I am border curated in Genova by the curatorial collective Pierre Dupont (Giulia De Giorgi, Michela Murialdo, Roberta Perego) with Anna Daneri, starting from a research project by the visual artist and researcher Antonino Milotta intends to develop an investigation into artistic methodologies and practices which aim at breaking down boundaries and prejudices related to migratory phenomena.

Nico Angiuli, Ideologia e materia, 2015, dettaglio da serie fotografica, collezione Gino Battista. Courtesy l’artista


Il titolo del progetto allude a una pubblicazione di Shahram Khosravi, antropologo iraniano e professore di Antropologia Sociale all’Università di Stoccolma. Attraverso la tecnica dell’auto-narrazione, Io sono confine (elèuthera, 2019) indaga attorno al concetto di frontiera, intrecciando analisi etnografica ed esperienza migratoria personale, restituendo una preziosa testimonianza su uno dei temi più rilevanti della nostra contemporaneità, ovvero, il fenomeno della migrazione illegale. Parallelamente, il progetto espositivo intende riflettere sui concetti di memoria e identità, movimento e transito, confini materiali e immateriali, attraverso l’azione artistica, intesa come spazio di ricerca sociale che si propaga in una pluralità di media e percorsi creativi.

Fanno parte del percorso espositivo visitabile a partire dal 4 marzo negli spazi di Palazzo Grillo a Genova le seguenti opere: Nico Angiuli, Ideologia e materia, 2015; Rossella Biscotti, The Journey Migrant Map, 2016; Pamela Diamante, Comunicazione istituzionale 2016, 2016; Binta Diaw, Nero Sangue, 2020-2022; Bruna Esposito, Oltremare, 2006-2018; Claire Fontaine, Affiches sans images (Commentaires aux poèmes de Brecht, 1939), 2007; Invernomuto, blackmed.invernomuto.info, 2021; Francesca Marconi, Cartografia dell'orizzonte, 2019; MASBEDO, Resto, 2021; Elena Mazzi e Rosario Sorbello, En route to the South, 2015; Giuseppe Mirigliano, INVOLOINTERRA, 2017; Ryts Monet, Carpet, 2016; Fiamma Montezemolo, Passing, 2017-ongoing; Margherita Moscardini, 1XUnknown (1942-2018, to Fortress Europe, with Love), 2012-2018; Muna Mussie, Punteggiatura, 2018; Raziel Perin, Corpi Liberi, 2020; Serena Vestrucci, Strappo alla regola, 2013.


The title of the project alludes to a publication by Shahram Khosravi, an iranian anthropologist and professor of Social Anthropology at Stockholm University. Through the technique of self-narration, I am border (elèuthera, 2019) investigates around the concept of border, interweaving ethnographic analysis and personal migration experience, returning a valuable evidence on one of the most relevant issues of our contemporary, namely, the phenomenon of illegal migration. At the same time, the exhibition project aims to reflect on the concepts of memory and identity, movement and transit, material and immaterial borders, through artistic action, intended as a space of social research that propagates in a plurality of media and creative paths.

The following works are part of the exhibition that can be visited starting from march 4 in the spaces of Palazzo Grillo in Genova: Nico Angiuli, Ideologia e materia, 2015; Rossella Biscotti, The Journey Migrant Map, 2016; Pamela Diamante, Comunicazione istituzionale 2016, 2016; Binta Diaw, Nero Sangue, 2020-2022; Bruna Esposito, Oltremare, 2006-2018; Claire Fontaine, Affiches sans images (Commentaires aux poèmes de Brecht, 1939), 2007; Invernomuto, blackmed.invernomuto.info, 2021; Francesca Marconi, Cartografia dell'orizzonte, 2019; MASBEDO, Resto, 2021; Elena Mazzi e Rosario Sorbello, En route to the South, 2015; Giuseppe Mirigliano, INVOLOINTERRA, 2017; Ryts Monet, Carpet, 2016; Fiamma Montezemolo, Passing, 2017-ongoing; Margherita Moscardini, 1XUnknown (1942-2018, to Fortress Europe, with Love), 2012-2018; Muna Mussie, Punteggiatura, 2018; Raziel Perin, Corpi Liberi, 2020; Serena Vestrucci, Strappo alla regola, 2013.

MASBEDO, Resto, 2021, still da video. Courtesy gli artisti


Alcune opere toccano tematiche più simboliche ed evocative come viaggio, identità e confine. Si tratta dei lavori di Cleo Fariselli, Me as a star (Vallée Étroite), 2021; Eva Marisaldi, Porto Fuori, 2007 e Agathe Rosa, Pelo libero, 2016. Altre funzionano come presidi esterni, punti di contatto simbolici e materiali con altri spazi e altri pubblici: l’opera di Jonida Xherri, O Italia, o grande stivale, non cacciarmi di nuovo a pedate, 2019, l’opera fotografica di Adrian Paci, Centro di Permanenza temporanea, 2007 e il video di Liryc Dela Cruz, Il Mio Filippino: Tess, 2021. La mostra propone inoltre una selezione di lavori video all’interno di uno spazio-cinema: Nico Angiuli, Tre Titoli, 2015; Maria Iorio/Raphaël Cuomo, Sudeuropa, 2005-2007; Martina Melilli, MUM I’M SORRY, 2017; Andrea Mastrovito, NYsferatu - Symphony of a Century, 2017; Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea, 2007; Caterina Erica Shanta, Talking About Visibility, 2021; ZimmerFrei, LUMI DUO, 2020 e La città dentro, 2020.


Other works touch on more symbolic and evocative themes such as travel, identity and borders. These are the works by Cleo Fariselli, Me as a star (Vallée Étroite), 2021; Eva Marisaldi, Porto Fuori, 2007; e Agathe Rosa, Pelo libero, 2016. Others function as external garrisons, symbolic and material points of contact with other spaces and other publics: the artwork by Jonida Xherri, O Italia, o grande stivale, non cacciarmi di nuovo a pedate, 2019, the photographic work by di Adrian Paci, Centro di Permanenza temporanea, 2007, and the video by Liryc Dela Cruz, Il Mio Filippino: Tess, 2021. The exhibition also offers a selection of videos within a cinema-space: Nico Angiuli, Tre Titoli, 2015; Maria Iorio/Raphaël Cuomo, Sudeuropa, 2005-2007; Martina Melilli, MUM I’M SORRY, 2017; Andrea Mastrovito, NYsferatu - Symphony of a Century, 2017; Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea, 2007; Caterina Erica Shanta, Talking About Visibility, 2021; ZimmerFrei, LUMI DUO, 2020 e La città dentro, 2020.

Liryc Dela Cruz, Il mio filippino: Tess, 2021, still da video. Courtesy l’artista


Il progetto è sviluppato con la collaborazione del collettivo Eufemia del Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università degli Studi di Genova, uno spazio sperimentale che concepisce l’audiovisivo e le immagini come linguaggi per la divulgazione dei risultati della ricerca sociale.

La mostra sarà accompagnata da incontri ed eventi collaterali e sarà visitabile sino all’8 aprile 2023.


The project is developed with the collaboration of the Euphemia Collective of the Visual Sociology Laboratory of the University of Genoa, an experimental space that conceives audiovisuals and images as languages for the dissemination of social research findings.

The exhibition will be accompanied by meetings and collateral events and will run until april 8, 2023.


hello@pierredupont.it

pierredupont.it






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