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  • Giuliana Schiavone

Quel fenomeno chiamato moda che "cela e suggerisce" il linguaggio del corpo e della società


Audrey Hepburn by Richard Avedon


Il multiforme universo della moda, del vestire e svestire il corpo, coprirlo e liberarlo, tra dimensione individuale e costruzione sociale, può essere considerato come un sistema poliglotta e diversificato di trasmissione, un fenomeno che abbraccia differenti aree concettuali quali comunicazione e socialità, mascheramento e manifestazione identitaria, paura e desiderio della nudità, ma anche dimensione temporale e semiologica.

Quello del vestire è un linguaggio che appartiene all’individuo nella sua natura storica e sociale, una struttura che nasce dall’incontro del corpo con ciò che può essere indossato, e che varia a seconda delle funzioni e delle scelte soggettive nel rispetto di una rete di norme sociali. La moda veicola significati ponendo in relazione l’apparire individuale con la dimensione collettiva all’interno di un sistema che ha la sua struttura formale e normativa.

The multiform universe of fashion, of dressing and undressing the body, covering it and freeing it, between the individual dimension and social construction, can be considered as a polyglot and diversified system of transmission, a phenomenon that refers to different conceptual areas such as communication and sociality, masquerading and expression of identity, fear and desire for nudity, as well as temporal and semiological dimension.

Dressing is a language that belongs to the individual in its historical and social nature, a structure that arises from the encounter of the body with what can be worn, and which varies according to the functions and subjective choices depending on a network of social norms. Fashion conveys meanings by relating individual appearances to the collective dimension within a system with its own formal and regulatory structure.


Uno dei precursori delle ricerche sulla moda in ambito semiotico è Roland Barthes, filosofo, critico, e semiologo strutturalista, che ha dedicato al vestito una serie di scritti pubblicati tra 1955 e 1967, confluiti nella sua opera più celebre, Il sistema della moda del 1967. Secondo Barthes, l’individuo si inserisce in un sistema formale e normativo che rappresenta un veicolo di significazione. Barthes analizza costume e abbigliamento secondo prospettive psicologiche, psicoanalitiche, sociologiche e semiologiche, evidenziando forme e processi che caratterizzano questo ambito della vita individuale e collettiva.

La moda copre e rivela il corpo, cela e suggerisce, in un processo senza sosta, all’interno di una società contemporanea dove immagine e scrittura si susseguono rapidamente, costruendo una retorica definita del costume e dell’apparire, alimentando l’ideale, e riducendo il divario tra individuo e società. Secondo una prospettiva psicologica, una delle funzioni del vestito è infatti legata all’espressione del sé, come se la funzione fondamentale del vestito fosse quella di consolidare l’io rispetto a una collettività “divoratrice”.

One of the forerunners of research on fashion in the semiotic field is Roland Barthes, philosopher, critic, and structuralist semiologist, who dedicated to clothing a series of writings published between 1955 and 1967, which later merged into his most famous work, Il sistema della moda of 1967. According to Barthes, the individual is part of a formal and normative system which represents a vehicle of signification. Barthes analyzes costume and clothing according to psychological, psychoanalytic, sociological and semiotic perspectives, highlighting the forms and processes that characterize this area of individual and collective life.

Fashion covers and reveals the body, conceals and suggests, in a non-stop process, within a contemporary society where image and writing follow one another rapidly, shaping a defined rhetoric of costume and appearance, nourishing the ideal, and reducing the gap between the individual and society. According to a psychological perspective, one of the functions of the dress is linked to the expression of the self, as if the fundamental function of the dress were to consolidate the self with respect to a "devouring" community.

Meryl Streep by Annie Leibovitz


Nel considerare gli aspetti storici e sociali del vestire, la sua dimensione individuale e la rete esistente di forme e norme collettive, Barthes propone un’analogia tra linguaggio e vestito, riallacciandosi alle teorie saussuriane. Nel suo Corso di linguistica generale, il padre della linguistica affermava che il linguaggio umano si presta a un’interpretazione che include dimensione formale e sociale, corrispondente alla langue, e determinazioni concrete e individuali, corrispondente all’ambito della parole. Più precisamente, per De Saussure, la langue è il sistema organizzato di segni, elementi caratterizzati da relazioni di equivalenza e opposizioni, una sorta di convenzione sociale che si contrappone alla parole come atto linguistico individuale e irripetibile.

Barthes propone allora una similitudine tra la realtà del costume-langue, istituzionale e sociale, e la dimensione più specifica ed individuale dell’abbigliamento-parole, in quanto atto concreto e soggettivo. Lo studioso traccia questo percorso di riflessione riallacciandosi alle intuizioni di Trubeckoj, il quale è il primo strutturalista a parlare della natura linguistica del costume, considerando il vestito come qualcosa di valente per, ossia in grado di veicolare significati. Egli parla del costume istituendo un’analogia tra costume e lingua, quale sistema istituzionale astratto e definito per le sue funzioni, dal quale poi, l’individuo estrae il suo personale abbigliamento, “attualizzando ogni volta una virtualità normativa”.


In considering the historical and social aspects of clothing, its individual dimension and the existing network of forms and collective norms, Barthes proposes an analogy between language and clothing, referring back to Saussurian theories. In his general linguistics course, the father of linguistics stated that human language lends itself to an interpretation that includes a formal and social dimension, corresponding to langue, and concrete and individual determinations, corresponding to the sphere of words. More precisely, for De Saussure, langue is the organized system of signs, elements characterized by relations of equivalence and opposition, a sort of social convention that is opposed to words as an individual and unrepeatable linguistic act.

Barthes then proposes a similarity between the reality of costume-langue, institutional and social, and the more specific and individual dimension of clothing-words, as a concrete and subjective act. The intellectual indicates this line of thoughts referring to the intuitions of Trubeckoj, who is the first structuralist speaking about the linguistic nature of costume, considering clothing as something “valid for”, in other words, able to conveying meanings. He talks about costume by establishing an analogy between costume and language, as an abstract institutional system defined for his functions, from which the individual then extracts his personal clothing, "each time updating a normative virtuality".

Round the clock, 1987, Horst P. Horst


È interessante notare che nella dimensione linguistica si possono distinguere un piano sincronico e un piano diacronico. Allo stesso modo, la dimensione del vestito può fare riferimento sia a un sistema sincronico di relazioni, che diacronico, riguardante invece il suo divenire e la sua progressione regolare nel tempo.

In questa riflessione sulla temporalità della moda, Barthes allora distingue tre tempi. Esiste il tempo più dilatato, quello delle forme archetipe inerenti a un contesto socio-culturale specifico. Esiste un livello intermedio caratterizzato da variazioni regolari. Esiste un tempo più breve, ossia il tempo delle “micromode”, in cui le tendenze variano a cadenza annuale, in una dinamica tipica della civiltà occidentale. Si tratta di un processo di creazione e distruzione continua finalizzata a seguire dei ritmi d’acquisto rapidi e costanti, in un quadro legato più al comportamento economico che al ritmo di usura del capo acquistato, e in cui la parola d’ordine è il “rinnovamento” necessario e ciclico.

In conclusione, il vestito può essere letto come un modello sociale, un riflesso di comportamenti e processi collettivi in grado di agire e funzionare come significante. Il vestito veicola un significato essenziale che non si riferisce esclusivamente a concetti psicologici o sociopsicologici, ma un significato essenziale che corrisponde al grado di interazione dell’individuo nella società in cui è immerso, rinsaldando ancora una volta, quella relazione stretta tra moda, libertà individuale e sistema sociale.


It is interesting to highlight that in the linguistic dimension we can distinguish a synchronic plane and a diachronic plane. In the same way, the dimension of the dress can refer both to a synchronic system of relations, and to a diachronic system, concerning instead its evolution and its regular progression over time.

In this reflection on the temporality of fashion, Barthes distinguishes three times. There is the most extended time, that of archetypal forms inherent in a specific socio-cultural context. There is an intermediate level characterized by regular variations. There is a shorter time, that is the time of the "micromode", in which the trends may vary annually, in a dynamic typical of Western civilization. It is a process of continuous creation and destruction aimed at following rapid and constant purchasing rhythms, in a context linked more to economic behavior than to the wear of the purchased clothes, and where the keyword is a necessary and cyclical “renewal”.

In conclusion, the dress can be seen as a social model, a reflection of collective behaviors and processes, able to act and function as a signifier. The dress conveys an essential meaning that does not refer only to psychological or socio-psychological concepts, but an essential meaning that corresponds to the degree of interaction of the individual in the society in which he lives, reinforcing once again that close relationship between fashion, individual freedom and social system.

Veruschka by Helmut Newton


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